Grigorij Efimovič Rasputin, I quattro misteri del “Diavolo Santo”

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(di Vito Alberto Zaccheo)

Grigorij Rasputin è sicuramente uno dei personaggi più misteriosi e controversi della storia russa. Infatti, ancora oggi, egli è avvolto da un alone di mistero che per sempre farà parte della sua figura e del suo mito. Basandomi su ricerche e documentari, ho potuto trascrivere questo saggio, che costituisce una sorta di “summa” della storia e del “mito Rasputin”. Più precisamente ho denominato questo articolo “I quattro misteri del Diavolo Santo”, perché è di quattro misteri che andrò a parlare, quattro misteri che hanno lasciato che si creasse il personaggio che tutt’oggi conosciamo.

Grigorij Efimovič Rasputin nacque nel 1869 nel villaggio di Pokrovskoe (Siberia Sudoccidentale), la data di nascita è ancora oggi incerta. Si avvicinò alla religione molto presto, dopo un evento che avrebbe potuto cambiare le sorti della sua vita: all’età di otto anni, egli cadde con suo fratello (secondo altre fonti, suo cugino) in un torrente gelato. A causa di una forma di polmonite molto grave che colpì entrambi, il primo morì, mentre il giovane Rasputin, dopo un lungo periodo di convalescenza, riuscì a sopravvivere. E fu proprio durante questo periodo di deliri, causati dalla febbre altissima, che “incontrò” Dio. Così, ben presto, si fece monaco, ma non aderì al normale ordine cristiano ortodosso, bensì ai Chlysty (Хлысты), una setta nata in Siberia nel XVII secolo, perseguitata dalla chiesa ortodossa. Per capire di che genere di persone stiamo parlando, e sicuramente per farci un’idea dello stesso “monaco” Rasputin, basti pensare che, se alla base della religione cristiana vi è l’idea che per raggiungere il regno dei cieli bisogna evitare il peccato, per questa setta era l’esatto opposto: per raggiungere il regno dei cieli dopo la morte, era necessario conoscere e praticare il peccato in vita. Pratica comune era quella di concludere i propri riti con delle orge. Successivamente egli si trasferì nella capitale, San Pietroburgo, dove riuscì subito ad avere molto successo tra l’alta società russa, soprattutto tra le donne, nonostante le sue maniere rudi e il suo aspetto non molto gradevole (si lavava di rado). Si dice avesse uno sguardo “magnetico”, che gli permetteva di conquistare molte signore.

Intanto, a San Pietroburgo, la famiglia reale stava attraversando un momento di grande difficoltà: dopo quasi tre secoli in cui la dinastia dei Romanov aveva regnato senza conoscere interruzioni, vi era il pericolo che la dinastia si interrompesse. Infatti lo zarevič Aleksej, erede al trono, soffriva di emofilia: il sangue non si coagulava facilmente, quindi anche dei semplici tagli potevano provocare delle emorragie fatali. Questa malattia del sangue l’aveva ereditata per via materna, addirittura proveniva dal ramo inglese della regina Vittoria del Regno Unito. All’ennesimo pericolo di morte del giovane zarevič, venne chiamato a corte Rasputin, ormai famoso nella capitale per le sue doti “magiche”.

PRIMO MISTERO: Il monaco riuscì a fermare l’emorragia e a salvare la vita ad Aleksej. Ciò gli permise di entrare nella corte e a guadagnarsi la piena fiducia dello zar e della zarina. All’epoca si pensò a delle sue presunte doti magiche, ma oggi possiamo avanzare due ipotesi che potrebbero rispondere a questo “mistero”:

1- “Effetto placebo”. Si pensa che ciò che permise la guarigione del giovane, non fu altro che una sorta di stato mentale di positività e di fiducia, che gli permisero di produrre e rilasciare nel sangue delle secrezioni che favorivano la coagulazione.

2- “L’aspirina”. Per alleviare i forti dolori che colpivano lo zarevič, gli veniva somministrata l’aspirina. Questa aveva come effetto negativo proprio l’ostacolamento della coagulazione del sangue. Dunque, l’interruzione della somministrazione di tale farmaco, suggerita da Rasputin, favorì la guarigione del giovane.

Come già detto, il monaco venne accolto nella corte e i regnanti iniziarono ad affidarsi sempre più alle sue idee. Addirittura alcune cariche politiche vennero scelte o eliminate proprio su ordine di Rasputin (alcune miniature caricaturali dell’epoca, rappresentarono lo zar e la zarina come due bambini sulle ginocchia del monaco, per sottolineare il forte potere che egli iniziò ad avere sui regnanti). Nel 1914, a Sarajevo, venne colpito a morte l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria-Ungheria. Scattò il gioco delle alleanze tra le grandi potenze occidentali e la Russia non poteva non partecipare. Questo era però ancora un paese fortemente arretrato, nonostante la politica riformatrice del primo ’900 e Rasputin lo sapeva. Era stata umiliata dal Giappone appena dieci anni prima, non doveva essere difficile pensare cosa avrebbe potuto trarre da una guerra contro Germania-Austria. Lo zar Nicola II, che fino ad all’ora aveva fatto affidamento su Rasputin, proprio in questo momento non diede ascolto ai suoi consigli ed entrò in guerra al fianco di Francia e Gran Bretagna. Intanto il monaco era diventato un personaggio “scomodo” nella capitale, sia per il forte potere che aveva sulla famiglia imperiale sia perché poteva davvero convincere lo zar a ritirare le truppe e dunque mettere in pericolo gli alleati francesi e inglesi. Come se ciò non bastasse iniziarono a circolare delle voci su una presunta relazione tra Rasputin e la zarina, cosa che screditava la famiglia imperiale e la Russia intera. Venne dunque organizzata una congiura per eliminare il monaco. Figura centrale di questa congiura fu Feliks Feliksovič Jusupov. Quella degli Jusupov era una delle famiglie più ricche e potenti della capitale, secondi solo ai Romanov, con i quali erano tra l’altro imparentati.

SECONDO MISTERO: Secondo il piano organizzato dallo stesso Jusupov, Rasputin venne invitato nella dimora del giovane, dove a suddetta di Jusupov, ci sarebbe stata la sua compagna, nonché nipote dello zar e donna più bella della capitale, Irina Aleksandrovna Romanova. Rasputin non poteva che accettare. Quando il monaco arrivò, venne portato da Feliks ai piani inferiori della casa, mentre al piano superiore vi erano gli altri congiurati, tra cui dei ministri inglesi, che stavano inscenando una presunta “festa tra donne organizzata dalla Jusupova”. Feliks offrì dei biscotti ripieni di cianuro a Rasputin (ne sarebbe bastato uno solo per uccidere un uomo), ma durante l’attesa egli li mangiò tutti, senza che egli avvertisse nulla di strano. Tra Feliks e i congiurati iniziò a circolare l’idea che egli fosse davvero un demone. Si decise dunque di ucciderlo sparandolo. Venne colpito prima ad un fianco, poi nella schiena mentre fuggiva dalla casa e infine gli venne sparato un terzo colpo alla testa, probabilmente dall’inglese Oswald Rayner. Il corpo venne gettato nel fiume Moika, dal quale riemerse alcuni giorni dopo. Misteriosamente l’autopsia dimostrò che né il veleno, né i tre colpi di pistola (di cui uno alla testa) lo avevano ucciso, bensì la causa del decesso fu l’annegamento.

Dunque fu gettato nel fiume ancora vivo…

TERZO MISTERO: Forse il più interessante ed oscuro è quello che interessa le profezie del monaco. Riporterò alcune di queste profezie, per mostrarvi quanto egli, con le sue profezie, si sia avvicinato a ciò che davvero sarebbe successo di lì a poco, a lui, alla famiglia imperiale, alla Russia intera:

1- “…Sento che devo morire prima dell’anno nuovo. Voglio fare presente però al popolo russo, al Babbo, alla Madre della Russia ed ai Ragazzi, che se io sarò ucciso da comuni assassini, e specialmente dai miei fratelli contadini russi, tu, Zar di Russia, non avere paura, resta sul tuo trono e governa e non avere paura per i tuoi Figli perché regneranno per altri cento e più anni. Ma se io verrò ucciso dai nobili, le loro mani resteranno macchiate del mio sangue e per venticinque anni non potranno togliersi dalla pelle questo sangue. Essi dovranno lasciare la Russia. I fratelli uccideranno i fratelli, ed essi si uccideranno l’un l’altro. E per venticinque anni non ci saranno nobili nel Paese. Zar della terra di Russia, se tu odi il suono delle campane che ti dice che Grigorij è stato ucciso, devi sapere questo. Se sono stati i tuoi parenti che hanno provocato la mia morte, allora nessuno della tua famiglia, cioè nessuno dei tuoi figli o dei tuoi parenti rimarrà vivo per più di due anni. Essi saranno uccisi dal popolo russo… Pregate, pregate, siate forti, pensate alla vostra benedetta famiglia.”

2- “…Ancora una volta l’ho salvato, e non so quante volte lo salverò ancora… ma lo salverò per i carnefici. Ogni qual volta abbraccio lo zar e la Mamma e le ragazze e lo zarevič, la mia schiena è percorsa da un brivido di terrore. È come se tra le braccia stringessi dei cadaveri… E allora prego per questa gente perché sento che in questa nostra Russia è quella che ne ha più bisogno. E prego per tutta la famiglia Romanov perché su di lei si sta calando l’ombra di una lunga eclissi.”

QUARTO MISTERO: Infine concludo con uno dei misteri meno discussi su Rasputin, ovvero quello che riguarderebbe un Rasputin “molto dotato”. Se fosse vero, spiegherebbe il grande successo e l’attrazione delle donne nei suoi confronti, togliendo il primato allo “sguardo magnetico”. Tuttavia il suo corpo fu dissotterrato, fatto a pezzi e bruciato dai bolscevichi dopo la Rivoluzione. Nel 2004, al Museo dell’erotismo di San Pietroburgo, è stato esposto il presunto “pene di Rasputin”, acquistato per otto milioni di dollari in Francia, dove sarebbe giunto “al seguito” di una dama di corte della zarina, ma appunto test del DNA sono impossibili. La stessa documentazione dell’autopsia è scomparsa in epoca staliniana.

 

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